RACCONTI NOTTURNI di Alessio Baù mi riporta con un flashback ai Nachtstuecke di Hoffmann dove l’altalenarsi di sogni, temi bui e sinistri prendono il sopravvento lasciandoti quasi senza respiro. Il primo approccio perciò non sembra essere dei più promettenti. Ma sin dalle prime righe noto la leggerezza con cui viene trattata la realtà espressa dal testo, tanto da immergersi in una dimensione in cui lo spazio ed il tempo si fondono senza confini, in cui ogni racconto si trasforma nel kindergarten della nostra fantasia. Racconti Notturni per qualche giorno si tramuta nel mio appuntamento fisso per la distrazione.
La Statua dà il via al cammino surreale, che per mia sorpresa si svolge a Treviso. In un continuo gioco tra realtà e fantasia, mi trovo davanti ad una sfida. Ma esiste davvero quella statua a Treviso? Forse mi è sfuggita nonostante conosca bene la nostra città? E poi quel feroce condottiero è frutto d’invenzione oppure no? Vedo le parole scorrere una ad una, attendo fino all’ultima sillaba per liberarmi da questo cruccio, che mi scuote la testa. Ma l’autore preferisce lasciarci con il dubbio o semplicemente con la nostra realtà. E in quell’istante capisco che il lettore ha l’onore di diventare protagonista, catturato dai fili di una preziosa ragnatela tessuta con maestria.
Fondendomi nei personaggi singolari ed allo stesso tempo ordinari, come l’orologiaio schivo, il guardiano del parco cittadino o i Villa e Morosini, mi diverto a supporre come avrei agito io o cosa avrei scelto. Ogni racconto a sè stante vive di vita propria ed ogni nuovo capitolo ci conduce ad una realtà in cui l’autore stesso di tanto in tanto s’intravede, s’interseca e si nasconde. Lasciandoci la libertà di sceglliere a nostro piacimento certi dettagli. Di cambiare il corso delle cose, di manipolare il destino dei personaggi, con cui a volte ci identifichiamo.
RACCONTI NOTTURNI fa scaturire la curiosità o il desiderio di voltare pagina, vita o carriera all’inseguimento di un sogno. Qualsiasi esso sia.